Cosa significa che nessun regolamento può vietare gli animali in condominio?
Una notizia di ambito condominiale ed immobiliare proveniente dalla Valle d’Aosta induce una riflessione sugli animali in condominio.
Dopo ormai diversi anni dall’entrata in vigore della legge 220 che ha riformato significativamente il condominio, è ormai noto a tutti che le norme contenute nei regolamenti condominiali che vietano la presenza di animali in condominio sono nulle e, come tali, è come se non fossero esistenti. Ma non sempre è chiaro quale sia la ragione sottesa a questa piccola rivoluzione.
La ratio della norma è l’intenzione del legislatore di rispondere ad una crescente sensibilità che vede gli animali di affezione come parti integranti della famiglia. Un corollario di questa ratio è, quindi, anche la necessità di garantire il benessere dell’animale (o degli animali) che convivono con gli umani.
Non deve stupire, quindi, la notizia di un sequestro di anumali disposto ad Aosta in un alloggio di Corso Ivrea dove vivevano dodici cani, due gatti e 110 uccelli tra balcone e garage, ne può stupire che l’accusa per gli umani che vivevano con loro sia “detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura”.
Nel parlare di animali in condominio non si può, comunque, neppure dimenticare le più elementari regole della convivenza civile tra umani. E sotto questo aspetto è anche normale che, di fronte ad una situazione simile ed alle condizioni igienico-sanitarie che questa situazione comporta, le autorità abbiano deciso anche di assumere provvedimenti a tutela della salubrità dei luoghi e, in conseguenza, anche degli altri residenti dell’immobile.